I Gagini e la Sicilia

a cura della prof.ssa Marina La Barbera

 

Tra i più importanti scultori che caratterizzarono l’arte rinascimentale in Sicilia vi sono i Gagini, famiglia originaria di Bissone, sul lago di Lugano, attivi a Genova e in Sicilia dalla seconda metà del XV secolo al XVI secolo. Il capostipite della famiglia è Domenico che giunge in Sicilia nel 1459, un anno dopo la morte di Alfonso il Magnanimo, che “aveva radunati nei quindici anni del suo regno nella Corte di Napoli artisti, poeti e letterati volta a volta chiamandoli dalla Catalogna alle Fiandre, dal Valenciano alla Borgogna, dalla Provenza ad ogni altra terra d’Italia”. La morte del sovrano provoca una vera e proprio diaspora che porta, in Sicilia, il Gagini che trova nell’isola un’intensa domanda intesa a fornire alla pratica della fede l’immagine della Madre di Dio che, sotto l’impulso della spiritualità francescana assume intimità e espressioni d’affetto nuove.[1] La devozione popolare moltiplica le immagini della Madonna di Trapani, diffondendole in tutta la Sicilia. A Palermo e in tutte le città dell’isola si intensifica il culto mariano surrogato da apparizioni e miracoli che il gesuita Caitano annoterà nel suo opuscolo sul culto della Vergine in Sicilia.[2]

 

Domenico Gagini, nella sua bottega attivissima, diede vita ad un vero e proprio metodo di riproduzione quasi seriale di Madonne.[3]

 

Fra le sue opere vi sono la Madonna di Erice (1479) e la Madonna di S. Mauro Castelverde (1480). Domenico ha acquisito la lezione di Donatello anche se risente ancora  di linearismi e influenze gotiche, le sue Madonne del Latte sono un fluire di panneggi gotici, uno scorrere di piani levigati;  la Vergine è ancora bambina pur essendo madre e nutrice. Meno aulica è la Madonna Lattante del Cardillo, oggi al Museo Bellomo di Siracusa, che rivela una maggiore aderenza ai motivi e alla bellezza rinascimentali. Altre opere significative di Domenico sono il fonte battesimale per Salemi, l’arca di San Gandolfo a Polizzi Generosa e i lavori dell’Annunziata a Palermo.

 

 

Erede della bottega del padre ma non della sua visione artistica è Antonello, autore di numerosissime opere. Di notevole fattura è l’altare con San Giorgio che uccide il drago nella chiesa di San Francesco d’Assisi a Palermo, oggi collocato nella seconda cappella nella navata destra della Chiesa ed è al centro di un’edicola arricchita da una coppia di colonne, la ricerca spaziale  appartiene ad un linguaggio chiaramente rinascimentale. Grazia e raffinatezza tecnica si possono ammirare nella Madonna con il Bambino proveniente dal Monastero della Maddalena di Corleone e oggi a Palazzo Abatellis, nella stessa sede museale sono esposti la Madonna del Riposo che era stata eseguita per la cappella di Scipione degli Anzaloni della chiesa dello Spasimo a Palermo. In queste ultime due opere si può osservare l’influenza della pittura di Raffaello e proprio la cappella Anzalone  ha ospitato il famoso dipinto dello Spasimo del Raffaello, raffigurante La caduta di Cristo sotto la croce sulla via del Calvario, oggi al Museo del Prado di Madrid e rimasto in Sicilia dal 1519 al 1573. Il dipinto era inquadrato da una sontuosa cornice marmorea, scolpita da Antonello Gagini nel 1518 e che, dispersa e ritrovata smembrata nel 1987, è stata finalmente rimontata nel 2020 grazie all’impegno di Maria Antonietta Spadaro, architetto e storica dell’arte che ha individuato e catalogato i cinquanta pezzi dell’altare conservati a Villa San Cataldo a Bagheria, dove erano stati portati dai Gesuiti. La realizzazione della copia del dipinto di Raffaello è stata affidata al laboratorio spagnolo Factum Arte, lo stesso che ha realizzato la copia della Natività di San Lorenzo del Caravaggio. La tribuna e il dipinto originale si sono, purtroppo, definitivamente separati quando, in seguito all’acquisto da parte del Senato palermitano dello Spasimo, i monaci benedettini olivetani lo lasciano portando con loro nella Chiesa di Santo Spirito tutti gli arredi tra cui l’altare e il dipinto. Nel 1661 Filippo IV, con l’aiuto del vicerè di Sicilia Ferdinando d’Ayala, riesce a convincere l’abate dei monaci olivetani e a portare il dipinto al Monastero dell’Escorial in Spagna.

 

 

Un’altra pregevole tribuna fu commissionata ad Antonello Gagini dall’Arcivescovo Giovanni Paternò nel 1507 per la conca absidale della Cattedrale di Palermo. La grandiosa opera, smembrata alla fine del XVIII secolo su progetto di Ferdinando Fuga, venne riutilizzata all’interno della stessa Cattedrale. Numerosi frammenti sono invece esposti al Museo Diocesano di Palermo. Le formelle ritenute proprio di Antonello sono quelle raffiguranti l’Elevazione della Croce e lo Spasimo di Raffaello. Nella bottega gaginiana il tema dello “Spasimo” viene ripreso più volte, esempi sono quelli della chiesa di San Nicolò di Randazzo, della Badia Grande di Alcamo e della chiesa di Sant’Antonio Abate a Palermo.

 

Nel Museo Diocesano è anche conservata una parasta della tribuna che così descrive Filippo  Pottino: “ Della Tribuna fece parte, con altre, la candelabra di straordinaria eleganza, mirabile per finezza d’esecuzione, per fantasioso intreccio di motivi orrnamentali di rami, di foglie, figure, animali, per cerea morbidezza plastica. Dalla base a soggetto pagano faunesco”[4].

 

Oggi al Museo Diocesano possiamo ammirare la ricostruzione dell’intera tribuna marmorea realizzata dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Palermo.

Altre opere di Antonello sono il San Giovanni Battista di Castelvetrano, il Crocifisso della chiesa madre di Alcamo e  il monumento dell’arcivescovo di Paternò nella Cattedrale di Palermo.

 

L’opera di Antonello fu continuata dai figli Antonino e Giacomo che non raggiungono, tuttavia, la sensibilità artistica del padre.

 

 

[1] R. Delogu, La Galleria Nazionale della Sicilia, Roma 1962, p. 31

[2] O. Caietano, Raguagli delli ritratti della Santissima Vergine Nostra Signora, Palermo 1664, in La Santissima Vergine Riverita in Sicilia, ed. anastatica a cura della Facoltà Teologica,di Palermo,  Palermo 1991.

[3]H. W. Kruft, Domenico Gagini und Seine Werkstatt, Munchen 1972.

[4]F. Pottino, Il Museo Diocesano di Palermo, Palermo 1969, p. 26.

BIBLIOGRAFIA
Caietano O. , Raguagli delli ritratti della Santissima Vergine Nostra Signora, Palermo 1664, in La Santissima Vergine Riverita in Sicilia, ed. anastatica a cura della Facoltà Teologica,di Palermo,  Palermo 1991.
Delogu R., La Galleria Nazionale della Sicilia, Roma 1962
Kruft H. W.,  Domenico Gagini und Seine Werkstatt, Munchen 1972.
Pottino F., Il Museo Diocesano di Palermo, Palermo 1969.