Abele Damiani

 

(Marsala , Giugno 1835-Marsala ,20 Marzo 1905)

 

Nato da Giuseppe, letterato di vasta erudizione,compì i suoi studi nel seminario di Mazara per continuarli, poi, nella facoltà di lettere e filosofia dell’università di Palermo.  Qui avrebbe cominciato a collaborare ad alcuni giornali letterari  prendendo i primi contatti con gli ambienti liberali che facevano capo al Comitato rivoluzionario centrale di Salvatore Cappello. E qui, a causa di un articolo ritenuto dalla polizia offensivo delle istituzioni, fu tratto in arresto per qualche giorno.

 

Nel 1855 l’immatura scomparsa del padre lo costrinse a ritornare a Marsala per occuparsi dell’amministrazione del patrimonio familiare. Ciò non gli impedì di allacciare sempre più stretti rapporti con i patrioti cospiratori sicilianì, fra cui il barone Bentivegna, e di assumersi l’incarico di far pervenire agli esuli residenti a Malta la corrispondenza proveniente dai liberi siciliani, grazie all’aiuto dei barcaiuoli che navigavano tra Marsala e Malta.

 

Fu tratto in arresto insieme col fratello Antonino e con altri amici sotto l’accusa di cospirazione contro il real governo, fu rinchiuso nelle prigioni della Colombaia di Trapani per un anno di carcere duro, fino a quando le autorità borboniche poterono persuadersi che mancavano le prove per dichiarare i fratelli Damiani rei di cospirazione.

 

Tuttavia, fu considerato come sorvegliato speciale.

 

In quegli anni moltiplicò il suo impegno di patriota e di cospiratore: promosse la rivolta di Marsala e,dopo aver costituito un comitato cittadino, si apprestò a recarsi a Palermo a capo di una banda di insorti; quando, il 9 aprile, giunse la notizia che il moto di Palermo era stato soffocato, dovette riparare a Malta. Nel maggio dello stesso anno, in occasione dello sbarco di Garibaldi in Sicilia, con gli esuli di Malta guidati da Nicola Fabrizi, raggiunse il generale che veniva dalla vittoria di Calatafimi e combatté con lui a Milazzo.

 

Di lì a poco il Fabrizi, nominato ministro della Guerra dalla Dittatura,lo scelse per suo  ma ricoprì l’incarico per brevissimo tempo poiché volle seguire Garibaldi nel Napoletano e nella battaglia del Volturno.

 

Lasciato l’esercito al finire della guerra, tornò a Marsala dove nel 1861 fu eletto sindaco;. Fu di nuovo al fianco di Garibaldi nella spedizione per la conquista di Roma e dopo lo scontro di Aspromonte fu rinchiuso prigioniero per alcuni mesi nel forte di Bard.

 

Dal momento della liberazione, partecipò alle agitazioni promosse dal partito garibaldino e dagli uomini della Sinistra. Fu ancora una volta con Garibaldi nel Trentino, nel 1866. Si battè, insieme al Crispi, per Roma capitale d’Italia. Dopo la liberazione di Roma conobbe cocenti delusioni, non condividendo gran parte dei provvedimenti che il governo moderato andava prendendo e considerandoli un tradimento degli ideali del Risorgimento, come la legge delle guarentigie, che gli parve la rinunzia umiliante ai principi laici. Forse anche questo determinò in lui la decisione di ritirarsi per qualche tempo a Marsala.

 

Eletto deputato dalla IX alla XIX legislatura (1865-1895), sedette costantemente a sinistra e partecipò alle discussioni più importanti.

 

Nel 1871 fu tra i firmatari di una proposta presentata alla Camera per chiedere che si deliberasse un’inchiesta sulle condizioni attuali della classe agricola e principalmente dei lavoratori della terra in Italia; curò particolarmente lo studio delle condizioni dei contadini e degli operai, segnalando gli abusi, le ferocie e gli strazi dei lavoro nelle miniere.

 

Nominato sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri, prese parte attiva alla politica estera italiana .Negli anni 1893 e 1894 fu vicepresidente della Camera ma cessò di farne parte nel 1895;la sua nomina a senatore del Regno, il 17 nov. 1898, segnò la fine della sua attività politica.

 

Morì a Marsala il 20 marzo 1905.