Salvatore Aldisio

 

(Terranova di Sicilia, Caltanissetta 1890 – Roma 1964)

 

Di famiglia agiata, si formò all’interno del movimento cattolico, in stretto contatto con Luigi Sturzo. Compì gli studi classici e nel 1906 divenne presidente del Circolo Giovanile Popolare della sua città occupandosi anche della direzione del giornale Il garofano bianco. Laureatosi in Giurisprudenza ed Agraria partecipò alla guerra italo-turca del 1911-12 ed al primo conflitto mondiale dove venne catturato sul fronte del Carso e condotto in Boemia. Nel primo dopoguerra assunse la carica di Segretario del Partito Popolare di Caltanissetta e alle elezioni del 1921 ottenne l’elezione alla Camera nelle liste del PPI. Da Deputato Aldisio, presentò un progetto di legge indirizzato al frazionamento ed alla colonizzazione dei latifondi che prevedeva la formazione di una piccola proprietà contadina. Rieletto deputato nel 1924, grazie al forte appoggio del movimento cattolico e del vescovo di Piazza Armerina  Mario Sturzo, fratello di Luigi, decadde nel 1926 dalla carica per aver partecipato alla “Secessione dell’Aventino”.

 

Nel 1944 venne nominato Prefetto di Caltanissetta e nell’aprile seguente venne scelto come Ministro dell’Interno nel secondo Governo Badoglio. Nell’estate di quell’anno ottenne  la direzione dell’Alto Commissario per la Sicilia, e dovette  fronteggiare un fortissimo movimento separatista. Aldisio ritenne che il fenomeno secessionista dovesse avere una risposta politica e si spese per portare a Roma un ambizioso progetto di autonomia regionale speciale. La proposta Aldisio fu subito accettata da de Gasperi ed il Governo ne dette immediato valore di legge, portandola alla ratifica dell’Assemblea Costituente.

 

Eletto alla Costituente nel 1946, diventò Ministro della Marina Mercantile nel secondo Governo De Gasperi e nel terzo.

 

Senatore di diritto nella I legislatura, venne eletto deputato nella II,III,IV. Ministro del Lavori Pubblici nel sesto e settimo Governo De Gasperi, dell’Industria e Commercio nel primo Governo Fanfani divenne anche presidente della Confederazione Cooperative italiane.

 

Morì a Roma nel 1964.