Filippo Cordova

 

(Aidone,1 Maggio 1811-Firenze,16 Settembre 1868)

 

Di famiglia nobile, manifestò sin dall’infanzia una certa precocità, tanto che a dieci anni compose tre tragedie (Catone, Giovanni e I Dittinali) e un sonetto in onore di san Lorenzo martire, patrono della cittadina natale.

 

Si laureò a Catania in Legge e in Geologia e nel 1831 entrò nello studio dell’avvocato Agnetta a Palermo, dove conobbe diversi patrioti, tra cui Michele Amari, Vincenzo Fardella di Torrearsa, Ruggero Settimo.

 

Nominato consigliere d’intendenza a Caltanissetta, entrò a far parte della massoneria nella loggia Ausonia che aveva l’obiettivo dell’Unità d’Italia con capitale Roma: divenne poi esponente di punta del Grande Oriente d’Italia, assumendone la carica di gran maestro il 1º marzo 1862.

 

Nel gennaio 1848, quando la Sicilia si ribellò ai Borboni, fu segretario del comitato rivoluzionario provinciale e fu eletto in marzo deputato alla “Camera dei Comuni”. Si occupò della redazione dello statuto siciliano. Il 13 agosto il capo dello stato siciliano, Ruggero Settimo, lo nominò ministro delle finanze .

 

Come ministro propose l’introduzione della carta-moneta con la creazione del Banco di Sicilia.Per decreto stabilì che i beni ecclesiastici e le argenterie delle chiese fossero dati in pegno per i prestiti allo stato e abolì la tassa sul macinato che gravava particolarmente sugli strati più poveri della popolazione.

 

Redasse il documento che sanciva la decadenza dal trono di Ferdinando II di Borbone e appoggiò l’offerta della corona a Ferdinando di Savoia-Genova, Per reperire fondi per la guerra contro i Borboni propose il progetto per un mutuo coattivo, suscitando una netta opposizione dei nobili e fu costretto a dimettersi.

 

Nel maggio 1849 l’esercito del re Ferdinando  riconquistò la Sicilia. Filippo Cordova,uno dei 43 proscritti patrioti siciliani, fu costretto all’esilio prima a Marsiglia e poi a Torino.

 

Qui entrò a far parte della redazione del giornale Il Risorgimento diretto da Camillo Benso conte di Cavour e ne divenne nel 1852 il direttore; l’anno seguente il giornale prese il nome di Il Parlamento.

 

Insegnò inoltre diritto presso l’Istituto commerciale di statistica ed economia politica presso il Collegio nazionale di Torino.

 

Nel 1857 Cavour lo chiamò a dirigere l’ufficio di statistica del ministero delle finanze; fornì le carte della Sicilia per la spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi, a cui partecipò anche il nipote, Vincenzo Cordova. Nel luglio del 1860 poté rientrare a Palermo.

 

Garibaldi lo nominò inizialmente procuratore generale della Corte dei Conti, ma venne in seguito espulso dalla Sicilia in seguito alla lotta politica che si era scatenata tra Giuseppe La Farina, inviato di Cavour, e Francesco Crispi, segretario di Garibaldi.

 

Dopo aver soggiornato a Napoli, rientrò in Piemonte e Cavour lo nominò segretario del ministero delle finanze nel primo governo del Regno, con il compito di unificare i bilanci degli Stati preunitari. Si batté per l’annessione della Sicilia al regno d’Italia e nel nuovo parlamento venne eletto deputato nei collegi di Caltanissetta, Caltagirone e Siracusa.

 

Dopo la morte di Cavour fu nominato al ministero dell’agricoltura e commercio nel primo governo Ricasoli (1861-1862), dove istituì la “Divisione di statistica (attuale ISTAT). Fu poi ministro di grazia e giustizia e culti, consigliere di stato e ancora ministro dell’agricoltura.

 

Nel 1868 venne eletto presidente della “Commissione di inchiesta sul corso forzoso”, ma fu colpito da infarto il 2 giugno mentre si recava alla votazione per l’abolizione della legge.

 

Si dimise per motivi di salute e morì il 16 settembre a Firenze.