La Storia dell’ambiente dagli USA alla Sicilia

 

La storia dell’ambiente è un argomento di studio che compare per la prima volta negli Stati Uniti negli anni ‘80 del secolo scorso, ma in Italia la bibliografia relativa alla storia dell’ambiente non ha più di dieci/quindici anni e nasce dalla piena consapevolezza dei dissesti ambientali del nostro pianeta. Quindi la storia dell’ambiente è il risultato di questa consapevolezza che il nostro pianeta vive una condizione di degrado e di dissesto di equilibri ecologici. Siamo in qualche modo immersi in un grande disastro ecologico.

 

Come afferma Piero Bevilacqua, il mondo contemporaneo è davvero arrivato ad un punto di non ritorno, ovvero un punto nel quale più si sviluppa e più i guasti sono o rischiano di essere maggiori degli effetti positivi. Nel dibattito scientifico ci si interroga ancora sul come siamo arrivati a questo punto e quali sono le responsabilità principali di questo disastro ambientale, quali l’inquinamento marino, dell’aria, la distruzione di ecosistemi, avanzare del deserto, ritorno delle grandi epidemie, la deforestazione, i cambiamenti climatici che stanno cambiando le condizioni di vita, basti pensare all’effetto serra, il riscaldamento della terra, il buco nell’ozono, cioè sono tutti fenomeni straordinari senza che la macchina impazzita dei mass media, dell’economia e della politica, se ne renda conto. Lo storico inglese Lin Wipe, negli anni ’70, aveva formulato la strana teoria  che all’origine del dissesto ambientale del mondo contemporaneo ci fosse  la religione cristiana. In realtà lo studioso aveva adottato un taglio fortemente provocatorio, riferendosi ad alcuni passi della bibbia, in particolare della genesi, che danno un forte potere di dominio all’uomo. Da ciò, l’idea che Dio avrebbe affidato la superiorità sulla natura all’uomo, permettendogli di manipolarla e trasformarla, fino a distruggerla. C’è ancora chi invece accusa molto più direttamente la scienza, che insieme alla  tecnica cm scienza applicata  avrebbe le maggiori responsabilità nel dissesto ambientale. Sostanzialmente secondo quest’approccio anti-scientifico, a partire dal XVII secolo con Galilei, Newton, Keplero e Bacone  la nuova scienza capovolge il rapporto tra sapere e religione mette il sapere scientifico che si laicizza al di sopra della fede e da li parte la tecnica  che trova le sue applicazioni fino alle  bombe atomiche, ai disastri nucleari, ai processi d’inquinamento del mondo contemporaneo.

 

C’è invece chi indica come all’origine del dissesto attuale ci sia un problema economico molto preciso e concreto: è sostanzialmente l’enorme boom demografico, l’aumento elevato della popolazione che soprattutto negli ultimi due secoli  ha capovolto il rapporto tra uomo e ambiente, nel senso di determinare una pressione molto forte sulle risorse naturali, più rifiuti, più energia, più cibo, più dissipazione delle risorse naturali. Non c’è dubbio che dalla rivoluzione industriale in poi, dalla seconda metà del settecento, la popolazione mondiale cresce in maniera continua e senza le altalene del passato. Se noi guardiamo al medioevo o alla prima età moderna, la crescita demografica è molto lenta, perché nel medioevo – per chi ha studiato il processo di Malthus – ogni volta che la natalità faceva crescere la popolazione, avvenivano dei processi di riequilibrio che erano in genere i famosi 3 cavalieri dell’apocalisse, e cioè le guerre, le epidemie e le carestie.  Sono tre elementi fortemente intrecciati fra di loro, in realtà  succedeva che cresceva la popolazione, non c’erano risorse alimentari a sufficienza, questo determinava la guerra, con la guerra si giungevano le carestie e con le carestie si provocavano le epidemie ed era un circolo vizioso. A partire dalla rivoluzione industriale inglese e molto più intensamente dal 800 e dal 900 lo sviluppo demografico è stato molto più stabile, non ci sono stati più gli elementi tipici della crisi demografica dell’ancien regime e questo ha fatto sì che la popolazione mondiale sia cresciuta fortemente nel corso del XIX secolo e direi soprattutto nel XX secolo ci sia stato un vero e proprio boom demografico che altri hanno chiamato la “bomba demografica”. E infine c’è un’altra corrente di studi che fa riferimento al marxismo e riprende il tema del capitalismo come responsabile principale dell’attuale dissesto naturale. C’è una corrente di studi che viene chiamata eco-marxista che studia gli effetti ecologici e da maggiore responsabilità al profitto capitalistico, cioè all’origine del dissesto vi è il modello di produzione. Questi temi possono essere confutati in maniera molto sintetica. La  tesi del cristianesimo responsabile del dissesto è una contraddizione, San Francesco è il primo tutore della natura di tutti gli animali. Quindi se vogliamo ragionare su questo tipo di argomentazione il mito di Francesco attraversa tutta la storia della religiosità e sfata questa tesi filosofica. Allo stesso modo potrei dire della scienza, non c’è dubbio che la scienza e la tecnica hanno molte responsabilità nel dissesto ambientale , dobbiamo però tener conto di tutti i vantaggi che la scienza ci ha portato. Per quanto riguarda l’aumento demografico , il problema è  come si distribuisce la popolazione sul territorio e quindi le grandi megalopoli e metropoli che creano l’ inquinamento dell’ambiente. E infine per quanto riguarda l’ eco-marxismo,  oggi di è compreso che  non è il capitalismo il colpevole, ma il modello economico-industriale. Ad esempio: in Sicilia Priolo, Augusta e Gela. Allora forse bisognerebbe parlare di economia industriale che può essere pubblica, statale o privata. In realtà nessuna di queste teorie offre una spiegazione unitaria e coerente al dissesto odierno, ma potremmo dire che è stato il sistema economico industriale per com’è nato e per come si è sviluppato nell’800 e nel 900 che ha creato molte disuguaglianze, squilibri e conseguenze di cui  solo da pochi anni stiamo prendendo consapevolezza.

 

Uno dei problemi più seri del nostro tempo è  il fenomeno dell’esplosione urbana, in modo particolare della concentrazione demografica delle megalopoli del terzo mondo, cioè il patologico addensarsi della popolazione urbana in piccoli spazi urbani. Diciamo che circa un quarto della popolazione complessiva dei paesi del 3 mondo vive in megalopoli in condizioni largamente sub-umane tranne i quartieri residenziali storici dove c’è la borghesia e le classi dominanti, queste megalopoli del terzo mondo sono “bidonville”, città senz’acqua, senza fognatura, senza acquedotti, senza correnti, in cui le epidemie falciano in maniera drammatica le popolazioni residenti. Il secondo elemento è lo straordinario consumo e sperpero di suolo agricolo che il mondo contemporaneo sta registrando, innanzitutto la deforestazione.

 

Stiamo perdendo milioni di boschi, ciò significa tutto il ciclo clorofilliano che consente di immagazzinare anidride carbonica e restituire ossigeno nell’atmosfera. Il disboscamento è una delle tragedie del mondo contemporaneo. Negli ultimi vent’anni però nei paese più avanzati si è fatta strada una politica positiva a riguardo, ovvero politiche di rimboschimento, cioè una vera e propria presa di coscienza per ovviare il problema. Tali politiche però vanno a discapito dei paesi del Terzo mondo, dove al contrario, il disboscamento procede a grandi passi, un esempio è la foresta amazzonica che sta scomparendo a ritmi giganteschi. E perché scompaiono i boschi? Soprattutto nelle zone del terzo mondo in cui si radica l’industria monoculturale, qui, si disbosca per creare nuovi spazi industriali, esempio il Ghana con le sue piantagioni di arachidi.

 

Tra l’altro la deforestazione produce un altro aspetto correlato che la desertificazione, ma quando scompare il bosco, si ha anche la perdita del resto del manto vegetale, e la trasformazione del terreno sterile in sabbia.

 

Un ultimo gravissimo problema  è l’inquinamento provocato  da mille agenti che comunque alterano l’aria, il suolo, le acque, il mare i fiumi e i laghi e determinano fenomeni straordinari di peggioramento della qualità della vita, tumori, malattie polmonari, fino alle allergie.

 

La principale causa di inquinamento sono gli scavi industriali soprattutto dell’industria siderurgica meccanica e chimica. Il grande inquinamento chimico industriale produce una particolare economia del dissesto ambientale che è il commercio delle scorie, ovvero dei rifiuti tossici, che è una grande conseguenza dello sviluppo industriale. Tutti i rifiuti tossici prodotti dagli impianti petrolchimici e siderurgici e non solo quelli, dovrebbero essere interrati secondo sistemi, che vengono quasi sempre elusi da questi imprenditori del settore edile che come noi sappiamo vengono quasi sempre controllati dai gruppi mafiosi. E il risultato è che questi rifiuti tossici vengono conservati male andando ad intaccare il sistema, oppure avviano un grande commercio internazionale dei rifiuti nei paesi più avanzati, quali la Germania, gli Usa, i paesi scandinavi che riciclano e trasformano i nostri rifiuti in energia e bio-tasse, producendo pil. E questa è la parte positiva della trasformazione, ma c’è una parte di questi rifiuti che vengono collocati nel terzo mondo in cambio di danaro. Ovviamente luoghi come l’Africa in cui non esistono completamente sistemi di riciclaggio di queste scorie industriali. Diamo ai paesi del Terzo mondo veleni, in cambio di 4 spiccioli. Quindi  c’è questa terza grande emergenza insieme a una quarta, questa concerne nella diffusione dei gas tossici, o nell’eccesso di gas naturali che sono già presente nell’ambiente naturalmente, ma che sono gas prodotti anch’essi dagli scarichi industriali o dai grandi allevamenti che si aggiungono ai gas naturali presenti nell’atmosfera e ne amplificano la quantità e stanno producendo quel famoso effetto serra che è un eccesso di quantità di questi gas, causando un aumento della temperatura, iper riscaldamento del suolo. Questo aumento è misurato di circa un grado e mezzo negli ultimi 100 anni, questo nel tempo porterà ad un enorme scioglimento dei ghiacciai antartici e una modificazione dei climi tale da modificare per esempio il clima temperato dell’Europa occidentale o del nord America. Di questo passo noi potremmo trovarci a diventare come l’Africa, cambiando tutti gli eco-sistemi vigenti. Dunque occorrerebbe governare lo sviluppo con la scienza e la tecnica. E infine l’altra grande emergenza a proposito dei poli industriali è l’emergenza acqua, altra grande risorsa che si sta dissipando e sta diventando scarsa. Il problema dell’acqua è che gran parte delle risorse idriche vengono sperperate, e poi problema della siccità a causa della modificazione del ciclo dell’acqua e poi altro grande problema è la sua privatizzazione, ovviamente la questione nasce perché siccome gli stati non hanno le grandi risorse per costruire le dighe e i vari sistemi di distribuzione, è quasi normale che nei paesi meno sviluppati siano proprio i grandi imprenditori ad occuparsi di questo, traendone ovviamente molti vantaggi dal punto di vista economico e di guadagno ed intaccando purtroppo le condizioni delle persone meno agiate che non possono permettersi costi troppo alti per una condizione igienica adeguata.