Bonifiche e razionalizzazione del territorio

 

È soprattutto in età giolittiana che la Sicilia registra una profonda trasformazione del suo territorio, in particolar modo riguardo alle bonifiche, alla messa a coltura dei terreni fino a quel momento incolti, alla costruzione di strade e linee ferrate. Già a partire dagli anni ’80 del ‘900 la nuova storiografia meridionale ha insistito sui caratteri “dinamici” dell’economia siciliana in questo periodo: sotto la spinta degli alti prezzi e della ripresa del commercio internazionale le esportazioni agricole registrano un vero e proprio boom, e questo provoca da un lato la trasformazione della fisionomia del latifondo, dall’altro la costruzione di tramvie, ferrovie e impianti di illuminazione elettrica.

 

Le bonifiche, in particolare, vengono affidate ad un gruppo di tecnici che – sotto la spinta di Nitti – si dedicano alla trasformazione del paesaggio siciliano.

 

I Consorzi di Bonifica nascono in Sicilia, come nel resto d’Italia, verso la fine dell’800. Può con certezza affermarsi che il T.U. del 1933 trova in Sicilia già diversi Consorzi costituiti secondo le norme allora in vigore e operanti nei diversi settori della bonifica.

 

Trascorso il periodo bellico, con la costituzione dell’Alto Com­missario prima e della Regione poi – con l’adozione della legge sul Mezzogiorno e del piano ERP – si crearono le premesse per una ripre­sa dell’attività bonificatrice ed il conseguente potenziamento delle strutture tecniche ed amministrative dei consorzi.

 

In questi periodo l’attività dei consorzi diventa significativa rispetto a dighe, reti irrigue, strade, linee elettriche, acquedotti rurali, sistemazioni idrauliche, rimboschimenti, impianti produttivi.

 

All’inizio degli anni ‘60, la L.R. 28 dicembre 1961 n. 30, conferisce all’Assessorato Regionale per l’Agricoltura e le Foreste la facoltà di assumere, anche a totale carico del bilancio della Regione, la spesa occorrente per la costruzione di invasi destinati congiuntamente all’irrigazione e ad usi industriali per la trasformazione dei prodotti agricoli. La legge stabilisce che la direzione e la gestione dei complessi irrigui realizzati ai sensi di tale previsione normativa possono essere affidate all’Ente per la Riforma Agraria in Sicilia (ERAS) o ai Consorzi di Bonifica. La costruzione e gestione delle grandi reti irrigue collettive è stata curata dall’ESA (Ente di Sviluppo Agricolo) e dai Consorzi di Bonifica i quali, a partire dagli anni ’50, avevano già realizzato un cospicuo programma di studi e costruzioni di serbatoi artificiali destinati ad uso irriguo e ad uso promiscuo (irriguo, industriale, potabile) e dal 1961 al 1992 hanno realizzato 14 dighe per un complessivo volume totale d’invaso di 469,49×106 m3.

 

Per quanto riguarda le reti di distribuzione che fino agli anni ‘80 erano costituite per lo più da canalette a pelo libero in cemento-amianto, si può affermare che oggi in tutti i Consorzi è stata operata la trasformazione della vecchia rete a canalizzazioni aperte, in rete tubata in pressione. Nel complesso l’irrigazione riguarda 16 sistemi irrigui collettivi per una superficie totale irrigabile di 164.000 ettari, di cui effettivamente irrigata di circa 80.000, e di tali sistemi 7 sono ubicati nella Sicilia occidentale e 9 in quella orientale. I Consorzi di bonifica, inoltre, hanno ormai già da alcuni anni realizzato impianti di telecomando e di telecontrollo per la gestione automatizzata della distribuzione idrica.

 

Nell’ultimo ventennio, l’irrigazione, tradizionalmente destinata all’agrumicoltura e all’orticoltura delle zone costiere, ha valorizzato, specie attraverso la serricoltura, ed in genere l’ortofloricoltura ed il vivaismo, territori della Sicilia sud-orientale (province di Siracusa e Ragusa) e nord-occidentale ed occidentale (Marsala), un tempo destinati a seminativi e vigneti. Profonde modifiche strutturali nella viticoltura tradizionale sono state indotte dall’utilizzazione anche di modesti volumi di acqua, che hanno determinato l’estendimento delle forme di allevamento appoggiate (tendoni e spalliere) e l’introduzione di cultivar ad alta produttività (Trebbiano).

 

Nelle aree interne con terreni vocati per le coltivazioni arboree, la disponibilità di acqua per uso irriguo ha favorito in particolare l’olivicoltura da olio e da mensa, determinando un considerevole aumento delle produzioni regionali che oggi collocano la Sicilia al terzo posto nella graduatoria nazionale.

 

In alcune microaree delle province di Enna (Comune di Leonforte), di Agrigento (Ribera e Bivona) le acque raccolte negli invasi artificiali hanno favorito l’espandersi della frutticoltura ed in particolare della peschicoltura, che si è affermata anche a livello nazionale ed internazionale.Un cenno merita anche la trasformazione irrigua di terreni a seminativo e pascolo in ficodindieti nelle province di Enna (Piazza Armerina), Catania (S. Cono) e Agrigento (S. Margherita Belice). Anche nell’alta collina e nella montagna si è verificata un’espansione dei meleti e dei pereti, mentre solo in aree limitate delle province di Messina e Catania (Valle dell’Alcantara) e Palermo (Polizzi Generosa) è stata introdotta l’irrigazione di mandorleti e di pistacchieti.

 

La viabilità è stato il campo tradizionale dell’attività dei Con­sorzi nei primi anni della loro costituzione, anche perché alcuni di essi sono nati come Consorzi di miglioramento per la realizzazione di strade.

 

Indubbiamente in tale categoria di opere l’azione del Consorzio, che si è esplicata attraverso la realizzazione di circa 5.000 km. di rete viaria, è stata notevole dovendosi anche provvedere, almeno fino a tutti gli anni ’50 ad una carenza di strade non solo di carattere rurale. Si può pertanto dire che in Sicilia spesso il Consorzio ha contribuito ad alleviare carenze di strutture di comunicazione, sostituendosi all’azione di altri Enti pubblici che a ciò avrebbero dovuto provvedere.

 

Altra categoria di opere a cui i Consorzi hanno rivolto particolare attenzione, data la carenza esistente, è stata quella degli acquedotti rurali e dei bevai. Sono stati realizzati 11 acquedottti rurali con uno sviluppo di Km. 1.550 circa di rete idrica e 879 bevai. In tale campo va segnalata l’azione svolta da alcuni Consorzi operanti in zone dell’interno, quali l’Alto e Medio Belice, il Salito, le Valli del Platani e Tumarrano, Altesina, Alto Dittaino, Salso Inferiore, Borgo Cascino, Gagliano Castelferra­to-Troina.

 

Opere di sistemazione – Si tratta di una categoria di opere che, nello stesso ambito comprensoriale, ha visto l’intervento di altri ope­ratori pubblici, ed in cui quindi il Consorzio ha realizzato solo una parte di quello che oggi si riscontra. Le sistemazioni idraulico-fore­stali attuate dai Consorzi hanno interessato circa 15.100 ettari di consolidamento dune e frangiventi e circa Km. 1.500 di sistemazioni di fiumi e torrenti.

 

Opere di bonifica idraulica – Tali categorie di opere hanno per la Sicilia una importanza indubbiamente minore di quella che si ri­scontra in altre regioni, tuttavia anche da noi esistono, pur se su ter­ritori limitati, problemi che vanno affrontati e risolti. L’opera dei consorzi è compendiata nella costruzione di circa Km 3.500 di canali di scolo per una superficie servita di ha. 243.526 ed in circa 13.500 ettari di superficie prosciugata. Gli inter­venti più importanti si sono avuti nella Piana di Catania, Paludi di Ispica, Piana del Gela, Birgi, Pantano di Lentini e Lago di Lentini.

 

Elettrificazione rurale – I Consorzi hanno realiz­zato oltre Km 2.300 di reti di distribuzione elettrica a media e bassa tensione.

 

Borghi rurali – In totale i Consorzi hanno realizzato 4 borghi a carattere residenziale e 4 borghi di servizio.

 

Opere civili – Tra le opere più interessanti, a parte quelle legate ad altri interventi di bonifica (impianti idrovori, gruppi elettrogeni), appaio­no le realizzazioni per la commercializzazione e trasformazione dei prodotti, tra cui vanno segnalate la costruzione di una cantina sociale, di un mercato ortofrutticolo, di due impianti per la lavorazione delle mandorle, di un caseificio, nonché la realizzazione di sette campi boari.

 

Nel 1995 con la l.r. n. 45 l’ intero territorio della Sicilia viene classificato di bonifica e diviso in 11 comprensori, coincidenti in massima parte con i limiti amministrativi provinciali, cui corrispondono altrettanti Consorzi di bonifica in sostituzione dei preesistenti.

 

La citata legislazione regionale, mentre ha confermato ai Consorzi di bonifica i compiti relativi alla manutenzione, esercizio e gestione delle opere e degli impianti irrigui e di bonifica, li ha predisposti e avviati agli interventi di salvaguardia ambientale e di tutela delle acque.

 

Lo stato di avanzamento dell’opera di bonifica è quanto mai vario nei diversi comprensori in dipendenza delle difficoltà dei pro­blemi affrontati, della suscettibilità dei territori, dello stato di ma­turità degli studi e delle ricerche predisposte, delle disponibilità fi­nanziarie a cui i Consorzi hanno potuto attingere, nonché dell’efficien­za e della vitalità dei singoli Consorzi.

 

Ma nuove opportunità per l’agricoltura siciliana si aprono oggi grazie all’impegno costante e al lavoro pregevole di una nuova leva di ingegneri, tecnici e maestaranze consortili.

 

Nuove opere ingegneristiche di natura idraulico-irrigua di notevole rilevanza sono state di recente realizzate o sono in fase di realizzazione nella Si­cilia orientale, nei comprensori della Piana di Catania, di Caltagirone e del Ragusano che costituiscono un complesso territorialmente accorpato di 243 mila ettari di cui 90.000 circa interessati all’irrigazione. Si tratta in particolare di opere di accumulo e impianti che consentono di assicurare nel tempo una costante ed esauriente dotazione di acqua irrigua per tutte le coltivazioni impiantate nei comprensori attrezzati.

 

Altro complesso irriguo di rilievo, interessato dalla realizzazione di progetti nella Sicilia occidentale, è quello che comprende i Comprensori Gorgo-Verdura-Magazzolo, Bas­so Belice-Carboj, Delia Nivolelli, con una superficie di circa 84.000 ettari, di cui circa 40.000 sono interessati all’irrigazione.

 

Di tale superficie fanno parte i terreni già irrigabili con le acque provenienti dalle traverse sul Magazzolo e sul Belice, con le acque del Verdura, con i serbatoi Arancio e Trinità, con pozzi, e quelli che vengono irrigati con le acque provenienti dal serbatoio Garcia sul Belice e Castello sul Magazzolo. Per consentire il reperimento di idonei quantitativi idrici da destinare all’irrigazione del comprensorio dipendente dalla diga Castello (complessivamente esteso 17.500 ha) nel giugno 2011 sono stati completati i lavori di “Interconnessione dei laghi Prizzi-Gammauta-Castello. Adduttore San Carlo-Castello per l’integrazione idrica del lago Castello con utilizzazione delle acque del fiume Sosio”.

 

L’intervento di bonifica in Sicilia, quindi, è stato e continua ad essere rilevante.

 

Il nostro augurio e la nostra speranza è che tutto questo bagaglio di esperienze che ha costituito il mondo della bonifica non venga disperso ma anzi rivalutato.

 

Attraverso l’excursus fotografico si ha la chiara percezione di come la bonifica abbia contribuito, specialmente in un periodo storico di grave crisi economica e povertà diffusa come era quello all’indomani della grande guerra, al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro di quella grande e fondamentale parte di popolazione italiana che il mondo agricolo rappresenta.

 

Quell’esperienza può, ancora oggi, per l’Italia essere attuale, con nuove norme, se necessario, ma soprattutto con una nuova e moderna concezione di bonifica integrale che rivolga particolare attenzione alla salvaguardia e alla tutela del territorio e del paesaggio italiano, alla prevenzione del rischio idrogeologico e ancora una volta occasione di lavoro, di crescita sociale ed economica.