Caravaggio e la Sicilia

 

Caravaggio arriva in Sicilia nel 1608, dopo essere scappato da Malta in seguito ad un nuovo fatto criminoso: viene messo in stato di fermo in seguito al ferimento di un cavaliere durante un tumulto e privato dell’abito dei Cavalieri di Malta.

 

Il legame tra Caravaggio e la Sicilia è indissolubile, l’artista si apre alla bellezza dell’isola e, nello stesso anno del suo arrivo, visita le latomie di Siracusa.

 

Le latomie sono delle cave da cui i greci hanno ricavato la pietra bianca per costruire Ortigia, in seguito divennero delle prigioni. Plutarco narra che, dopo la battaglia di Siracusa, 7000 prigionieri morirono in queste cave, ad eccezione di alcuni di loro che sapevano recitare Euripide a memoria. L’antiquario Mirabella scrive un resoconto dettagliato della visita che fece con Caravaggio che definisce “pittore singolare dei nostri tempi”. L’artista affascinato dalle latomie disse che il tiranno Dionigi “rassomigliò questo carcere ad un orecchio, cosa che nessuno aveva mai detto ma che dopo saputa ha portato agli studiosi un doppio stupore”. Da allora le latomie sono anche chiamata “orecchio di Dioniso”, Caravaggio è quindi entrato di diritto nella storia di Siracusa ed ha inciso profondamente nella memoria collettiva dei suoi abitanti.

 

A Siracusa Caravaggio dipinge la sua prima opera siciliana, Il seppellimento di Santa Lucia, andrà poi a Messina dove sopravvivono altre due opere,  L’adorazione dei pastori e la Resurrezione di Lazzaro. Riguardo l’ipotetica tappa palermitana si sa veramente troppo poco tranne la presenza certa di una sua opera, la Natività con i Santi Lorenzo e Francesco, realizzata per l’Oratorio di San Lorenzo, rubata nel 1969 e tra le più ricercate al mondo.

 

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