Il seppellimento di Santa Lucia a Siracusa

 

Il seppellimento di Santa Lucia è la prima opera dipinta da Caravaggio in Sicilia, realizzata per la chiesa di Santa Lucia extra Moenia (nota anche come “Santa Lucia alla Borgata” dal nome del quartiere dove si trova, o come “Santa Lucia al Sepolcro”) a Siracusa.La grande tela, come riporta il Susinno, fu commissionata dal Senato per intercessione di Mario Minniti. Il 6 ottobre del 1608 il pittore risulta già fuggito da Malta.

 

Caravaggio non rappresenta, come da tradizione, il martirio di Santa Lucia ma il suo seppellimento.

 

Lo sfondo dell’opera, eseguita su quattro teli di canapa cuciti in verticale, è costituito da una mestica di colore rosso-bruno stesa sopra la preparazione a gesso.

 

La sensazione che emerge dalla tela è quella di una grande solitudine, un “senso di oppressione esistenziale”. Tutta l’attenzione viene catalizzata dalle figure dei seppellitori sulla sinistra, colti nello sforzo di scavare la fossa. Il corpo di Lucia è disteso a terra con la testa riversa all’indietro.

 

Michelangelo Merisi di Caravaggio, Seppellimento di Santa Lucia, olio su tela, 1608, Santuario di Santa Lucia al Sepolcro, Siracusa

Le radiografie sulla tela hanno dimostrato che, in un primo tempo, il pittore aveva in mente di rappresentare le testa completamente staccata dal corpo ma, in un secondo momento, rinuncia a questo macabro dettaglio. I protagonisti della scena sono sormontati da un enorme vuoto. Il vero protagonista della scena è lo spazio. Tutta la metà superiore del dipinto è occupata da un muro che funge da sfondo, è possibile che Caravaggio si sia ispirato alle latomie o alla cripta di San Marciano.

 

A destra del dipinto si può osservare la folla commossa da cui emergono un pastorale e una mitra del vescovo che impartisce l’estrema unzione.

 

Nel Narciso al fonte, libro di Ippolito Falcone edito a Palermo nel 1688, l’autore riporta che ad una richiesta fatta a Caravaggio di inserire “un gruppo d’Angioli” nel vuoto del dipinto soprastante i personaggi raffigurati nella pala, il pittore avrebbe risposto: “non havendone mai veduti, non so ritrarli”.

 

I dipinti siciliani di Caravaggio sono meno definiti e poveri di colore. Brandi scrive che “la novità del capolavoro è pari solo alla semplicità con cui è concepito”. La luce è tagliente, modella le forme e rivela i dettagli. L’originalità del dipinto è proprio nell’impianto compositivo svincolato da rigide regole prospettiche, la profondità spaziale viene dilatata e i personaggi sono quasi sull’orlo della tela.

 

Nel 1972-1979 il dipinto è stato restaurato dall’Istituto Centrale per il Restauro, il deterioramento dell’opera è, soprattutto, dovuto all’ambiente umido della Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro in cui la tela è rimasta fino ai primi anni Settanta del Novecento. Dopo il restauro, per motivazioni legate ad una maggiore tutela, l’opera venne esposta alla Galleria regionale di Palazzo Bellomo di Siracusa. Tra il 2005 e il 2006 prende parte a due esposizioni nazionali: “Il male. Esercizi di pittura crudele” alla Palazzina di caccia di Stupinigi e “Caravaggio e l’Europa” al Palazzo Reale di Milano. Nel 2006 è stata sottoposta ad un’approfondita analisi diagnostica per acquisire maggiori conoscenze sulla tecnica utilizzata dal pittore ed è stata riportata nella sua sede originaria, la chiesa di Santa Lucia al Sepolcro. Nel 2009 la tela è stata temporaneamente conservata nella chiesa di Santa Lucia alla Badia per consentire i lavori di restauro della chiesa di Santa Lucia al Sepolcro.

 

Nel 2020 è stato concesso il prestito alla mostra “Caravaggio. Il contemporaneo”, inaugurata al MART di Rovereto.

 

Oggi il dipinto si può ammirare nella sua collocazione originaria: la chiesa di Santa Lucia al Sepolcro.