Giacinto Carini

 

(Palermo, 20 Maggio 1821-Roma, 16 Gennaio 1880)

 

Indiscussa figura del Risorgimento italiano, Giacinto Carini fu tra i più autorevoli patrioti siciliani. Prese parte alla spedizione garibaldina in qualità di Capitano della VI compagnia. Proprio il ruolino di marcia della sua compagnia costituì la base d’impianto di uno dei maggiori testi celebrativi delle memorie garibaldine: “Da Quarto al Volturno. Noterelle d’uno dei Mille” , di Cesare Abba. Lo scritto riesce a consegnarci pienamente l’entusiasmo e il coraggio con cui il Carini aderì all’impresa, distinguendosi sia a Calatafimi che a Palermo, dove il 29 maggio, rimasto ferito durante un duro combattimento condotto contro le barricate delle truppe borboniche a Porta Termini, fu costretto a fermarsi.

 

Carini nacque a Palermo il 20 maggio 1821. Pur appartenendo ad una nobile famiglia  filo-borbonica egli, sin da giovane, abbracciò ideali liberal-democratici, legandosi a circoli liberali siciliani e napoletani. In occasione dei moti rivoluzionari del 1848, Giacinto fu membro del primo Comitato rivoluzionario nato sull’isola. Dal governo provvisorio, presieduto da Ruggero Settimo, venne nominato colonnello e, affidatogli il comando del I reggimento di cavalleria, fu inviato a Burgio, un piccolo centro in provincia di Girgenti, dove si erano verificati dei disordini e degli eccessi. Costituitosi il Parlamento Generale di Sicilia, Carini si pose all’interno del circuito intellettuale e politico.

 

 La restaurazione del governo borbonico segnò l’inizio del suo esilio a Parigi, da dove continuò attivamente l’attività cospirativa. Alla fine del 1850 fu tra i cinque esuli politici eletti dall’emigrazione siciliana per la costituzione a Parigi di un Comitato Centrale siciliano, che  ebbe, tuttavia, vita breve, poiché fallì proprio nel suo scopo principale, cioè quello di trovare obiettivi comuni per un’azione unitaria dei democratici italiani sparsi per l’Europa.

 

Conclusa tale esperienza, Carini tornò a concentrarsi nell’attività commerciale che aveva avviato con molto successo nella capitale francese, con la creazione della «Revue franco-italienne»,. L’espansione di tale attività  agevolò i movimenti  cospirativi, favorendo il contatto e l’interscambio tra gli esuli siciliani.

 

Giacinto Carini rientrò in Italia nel 1859, alla vigilia dell’impresa garibaldina.
Dopo la proclamazione dell’unità italiana, volle entrare nell’esercito regolare, partecipando nel 1866 alla terza guerra d’Indipendenza e raggiungendo il grado di Generale.

Eletto nel collegio elettorale di Bivona, in provincia di Girgenti, fu deputato del Parlamento unitario per ben cinque legislature.

 

Morì a Roma il 16 gennaio 1880. La salma, trasportata nella città natale, venne seppellita nella chiesa di S. Domenico.