Francesco II di Borbone

 

(Napoli 16 Gennaio 1836-Arco 27 Dicembre 1894)

 

Nato a Napoli il 16 gennaio 1836 da Ferdinando II e da Maria Cristina di Savoia, che morì pochi giorni dopo il parto, studiò senza mostrare particolari inclinazioni; solo nel diritto raggiunse un buon livello di preparazione. Circondato da un ambiente moralmente e intellettualmente angusto, crebbe privo di esperienze, insicuro di sé, ligio alla volontà paterna anche riguardo al suo matrimonio. La scelta era caduta su Maria Sofia di Baviera, sorella di Elisabetta moglie dell’imperatore Francesco Giuseppe.

 

Salito al trono il 22 maggio 1859, si trovò ad affrontare subito decisioni impegnative e manifestò subito l’intenzione di rimanere fedele alla linea politica del padre. Ne conseguì la conferma della neutralità nel conflitto tra l’Austria e il Piemonte; non prestò ascolto ai consigli dell’ambasciatore britannico e dell’incaricato francese sull’opportunità di riforme liberali, né accolse l’invito ufficiale del governo piemontese a partecipare alla guerra contro l’Austria e a ripristinare, alla fine del conflitto, la costituzione del ’48, in cambio dell’impegno a garantire l’integrità del Regno.

 

Sull’esempio paterno, rivelò la ferma volontà di controllare personalmente la vita dello Stato. Non possedeva però gli strumenti, e forse neppure le capacità, per padroneggiare una macchina tanto complessa.

 

Anche nel settore militare i risultati furono modesti.

 

Con il suo ostinato immobilismo compromise le sorti del Regno.

 

Mentre si intensificava l’attività cospirativa e le annessioni nell’Italia centrale davano credibilità all’ideale unitario, in Sicilia, tradizionalmente ostile ai Borboni, nella primavera del 1860 si organizzarono violente insurrezioni ; non rimaneva altro da farsi che concedere la tanto discussa costituzione.

 

La decisione fu presa nel Consiglio di Stato del 21 giugno e, con atto sovrano del 25, il re, oltre a concedere una costituzione, accordò un’amnistia per tutti i reati politici, preannunziò un accordo col Piemonte, comunicò l’adozione della bandiera tricolore e promise speciali istituzioni per la Sicilia. L’accoglienza non fu calorosa come ci si aspettava poichè troppo tardi il sovrano aveva concesso quello che ormai non poteva più negare.

 

In politica interna ebbe tempo di varare varie riforme: concesse più autonomie ai comuni, emanò amnistie, nominò commissioni aventi lo scopo di migliorare le condizioni dei carcerati nei luoghi di detenzione, dimezzò l’imposta sul macinato, ridusse le tasse doganali; tali progetti, però, furono troncati nel 1860 con la perdita dell’indipendenza.

 

Il 6 settembre si decise a lasciare Napoli alla volta di Gaeta; non intendendo rinunziare al trono, riconosciuto da quasi tutte le potenze europee quale legittimo sovrano, nominò un nuovo ministero, mantenne i rapporti diplomatici, pubblicizzò i suoi atti attraverso un giornale ufficiale, la Gazzetta di Gaeta.

 

Il 15 ottobre, con l’ingresso delle truppe sarde in territorio napoletano, Vittorio Emanuele II entrava a Napoli e prendeva ufficialmente possesso del Regno che col plebiscito del 21 ottobre aveva accettato l’unione al Regno di Sardegna. Il 2 novembre c’era stata intanto la capitolazione di Capua e Ferdinando, insieme alla moglie,furono esiliati a Roma, dove trascorrevano le giornate tra lunghe passeggiate a piedi o in carrozza. Ma il tempo non faceva che accrescere lo scoraggiamento e il senso di solitudine del  sovrano.

 

La gravidanza di Maria Sofia nel ’69, con la speranza della nascita di un erede, accesero, tra i legittimisti, nuovi entusiasmi, presto però delusi perché nacque una femmina, Maria Cristina Pia, morta a tre mesi.

 

Nel 1870, senza essere riuscito a ottenere dal Regno d’Italia neppure la restituzione dei suoi beni privati, lasciò Roma e si stabilì in Francia, ma non vi tenne fissa dimora, viaggiando spesso.

 

Di salute malferma, era solito trascorrere l’inverno ad Arco, nel Trentino, per alleviare i disturbi causatigli dal diabete che da anni lo insidiava e lo aveva precocemente invecchiato.

 

Lì morì il 27 dicembre 1894.