Giuseppe De Felice Giuffrida

 

(Catania, 17 Settembre 1859-Catania, 20 Luglio 1920

 

Nato a Catania da una famiglia sottoproletaria e di ambigua condizione, fu affidato giovanissimo all’ospizio comunale dove venne educato ai valori della monarchia e del cattolicesimo. Uscito dall’ospizio, trovò impiego (1878) quale archivista nella prefettura cittadina, ma fu costretto ad abbandonare il lavoro a causa del suo nascente socialismo.

 

Negli anni ottanta divenne il massimo esponente del neonato movimento democratico e popolare catanese , grazie al suo straordinario intuito politico;dal 1884 fu dirigente riconosciuto delle società operaie repubblicane e socialiste nonché direttore de L’Unione .

 

Dedicò gran parte della propria esistenza a tentare una gestione democratica della cosa pubblica e dell’ente locale, soprattutto il comune.Eletto consigliere comunale nel 1885, si impegnò nell’elaborazione di un programma che potesse essere comune a tutte le opposizioni; il programma, però, non ebbe modo di essere attuato, data l’ostilità della prefettura che annullò le più importanti deliberazioni comunali e che nel luglio 1890 sciolse il Consiglio e nominò un commissario regio. De Felice venne addirittura arrestato per sottrazione di documenti, ma presto rilasciato e assolto. Fu nuovamente condannato per diffamazione contro il sindaco Carnazza ma si sottrasse all’arresto espatriando a Malta.

 

Nasce,intanto, nel 1891, il Fascio dei lavoratori di Catania. De Felice, tornato da Malta, viene eletto deputato nel 1892 nel secondo collegio di Catania e si adopera per uno stretto collegamento tra i Fasci e il socialismo nazionale.Intanto l’intensificarsi della repressione dei fasci da parte della polizia e la nomina di Crispi alla presidenza del Consiglio, scatenarono una rivolta popolare che si risolse in un bagno di sangue e nello scioglimento dei fasci.

De Felice fu condannato a diciotto anni di reclusione per cospirazione contro i poteri dello Stato ed eccitamento alla guerra civile e rinchiuso nel mastio di Volterra. Uscito,si impegnò in un’aspra battaglia di opposizione e si cimentò nella denuncia delle connessioni tra mafia e potere politico in Sicilia.

 

Nel 1902 venne eletto sindaco di Catania e inaugurò un periodo che avrebbe inciso a lungo nella storia della città manifestando una particolare e nuova attenzione per i problemi dello sviluppo economico e sociale (mucipalizzazione del pane, sgravi sui dazi d’entrata delle materie prime di uso industriale, la sovvenzione alle industrie di nuova installazione…).

 

Nel 1912 partecipò alla scissione riformista entrando in polemica con la Camera del lavoro, decisa a rivendicare un proprio specifico ruolo in difesa degli interessi operai .

 

Nel dopoguerra le difficoltà si accentuarono,dato che l’amministrazione non riuscì a controllare la violenta protesta popolare per la galoppante inflazione e la rarefazione dei beni di prima necessità. Malgrado si fosse riusciti a sugellare un’alleanza tra  socialisti, popolari ed ex combattenti ,tale alleanza sopravvisse poco tempo e pur segnando rilevanti successi elettorali venne infine travolta dal fascismo.

 

Il D. morì a Catania il 20 luglio 1920.