Alessandra Di Rudinì

 

(Napoli, 5 Ottobre 1876 – Paray Le Moniol, 2 Gennaio 1931)

 

Nacque da Antonio Starabba,marchese di Rudinì e da Maria, contessa francese di origine greca che morì giovane lasciando la piccola Alessandra a crescere nei migliori collegi d’Italia dove tenne un comportamento piuttosto vivace e impertinente tanto da esserne espulsa a quattordici anni.

 

A quell’età era già una signorina perfetta: alta, slanciata, dalla tipica bellezza statuaria greca; signorile ed elegantissima, dominava i salotti con il suo fascino.

 

Il padre, che la adorava, voleva darla in sposa al granduca Sergio di Russia, ma ella rifiutò per non abbandonare la fede cattolica,  e sposando, invece, l’uomo che veramente amava: il marchese Marcello Parlotti di Verona, dal quale ebbe due figli (Antonio e Andrea). Poteva considerarsi una donna felice, innamorata della sua famiglia e anche della bella villa sul lago di Garda dove abitavano, ma improvvisamente Marcello si ammalò lasciandola vedova a soli 24 anni con due figli piccoli da crescere.

 

Il padre cercò di distrarla con feste e viaggi in varie parti d’Europa;in Italia, in Germania,in Francia, dove frequentò i circoli letterari.Ma il viaggio che la segnò maggiormente fu quello in Marocco dove si era recata a consultare un vecchio marabutto che le profetizzò sofferenza, povertà, freddo e tre veli sulla fronte.

 

Da quel momento cominciò a condurre una vita frenetica.Nel 1903, a Firenze,durante il matrimonio del fratello, conobbe Gabriele d’Annunzio,il quale, pur essendo già legato alla Duse, rimase folgorato dalla bellezze di Sandra che ben presto divenne la sua compagna malgrado lo scandalo e le ire del padre di lei.

 

Tuttavia non fu felice;ammalatasi,fu ricoverata e operata per ben tre volte;il padre non si fece vivo e D’Annunzio volse le sue attenzioni ad un’altra giovane donna.Poichè non riusciva a trovare le risposte ai grandi interrogativi dell’esistere, soffrire e morire, cercò l’aiuto dell’abate Gorel, cappellano di villa Parlotti a Verona, che la mandò a Lourdes.

 

Qui, colpita dalla sconfinata sofferenza dei fedeli ai piedi della Madonna e dai miracoli che avvennero sotto i suoi occhi, si rese consapevole che solo nel Cattolicesimo sta la Verità assoluta ed eterna.Inginocchiata davanti la statua della Vergine Santissima, sentì cadere tutti i suoi dubbi e decise di abbracciare per sempre Gesù. Nella chiesetta del Carmelo, a Lourdes, si confessò e si comunicò, con la certezza di avere trovato la vera felicità.

 

Tornata sul Garda, prese a vivere come una carmelitana fino all’ottobre del 1911, quando prese i voti con il nome di Suor Maria di Gesù;così,dopo il velo della Prima Comunione e quello da sposa, il terzo velo di sposa di Cristo si poneva sulla sua fronte.

 

Affrontò momenti durissimi (la morte del padre e dei due figli per tubercolosi) ma non perse mai la fede;continuava, anzi, a nutrire nel cuore, un grande amore che la divorava come il fuoco.

 

La sua salute, però, cominciò a peggiorare provocandole atroci dolori e sofferenze. Nella notte tra il 1° e il 2 Gennaio 1931,si sentì chiamare da nostro Signore Gesù e morì avvolta di gioia e di pace.