Polittico di San Gregorio

Angelo annunciante, Vergine Annunciata, Madonna con Bambino in trono, San Gregorio Magno, San Benedetto

tempera grassa su tavola

Messina, Museo Regionale

 

 

Unica opera di Antonello rimasta nella sua città natale, questo Polittico ha subito una serie di vicissitudini, che spiegano il suo precario stato di conservazione. Fu commissionato per la chiesa del Convento delle monache benedettine di S. Maria extra moenia o S. Gregorio nel 1473, ma nel 1537 fu trasferito in Calabria, poiché il convento venne distrutto per la costruzione delle nuove mura cittadine; a seguito della costruzione di un nuovo edificio, il polittico dovette probabilmente esservi ricollocato, ma già privato della cornice e della parte centrale del registro superiore, e successivamente ulteriormente smembrato. Brutali restauri ottocenteschi ne alterarono poi le cromie; nonostante la sua ricomposizione nel 1901 in occasione del trasferimento del nuovo Museo Civico  Peloritano, l’insieme subì altri gravissimi danni con il terremoto del 1908.

 

Un tentativo di recuperare quanto possibile venne effettuato dal grande restauratore Luigi Cavenaghi che, tra il 1912 ed il ’14, intervenne sul supporto ligneo e sulle lacune più ampie: basandosi su vecchie fotografie, in particolare egli ridefinì con un tratto scuro le parti mancanti della figura di S. Gregorio, la più compromessa.

 

Il particolare posizionamento spaziale del trono con pedana e della Madonna e del drappo alle sue spalle, evidentemente fuori centro, ha fatto ipotizzare una originaria collocazione del Polittico non su un altare, con conseguente visione centrale, ma piuttosto su una parete laterale destra.

 

Nonostante le gravi compromissioni e la mancanza della cornice, risalta ancora la serena espressività dei personaggi e l’amore per i dettagli narrativi che ne restituiscono la realtà umana. Inoltre, si percepisce nell’insieme una concezione spaziale unitaria e armoniosa, che converge nella tavola centrale con la Madonna; ciò è confermato da dettagli prospettici precisi, come il libro poggiato sul davanzale dell’Annunciata, che davvero sembra fisicamente “abitare” in un piano superiore.

 

Sulle possibili origini di questa nuova visione, che supera la tradizionale impostazione frammentata dei polittici quattrocenteschi, la critica si è divisa in due distinte linee di pensiero: “Antonello perviene a questi risultati perché ha preso coscienza della pittura di Piero della Francesca, ovvero … per un originale sviluppo delle sue premesse culturali catalane, provenzali e fiamminghe” (Lucco 2006, p. 188). Entrambe le interpretazioni fanno comunque pensare ad esperienze compiute al di fuori dell’ambiente siciliano, che potrebbero essersi verificate proprio nel periodo immediatamente precedente all’esecuzione del Polittico: negli anni tra il 1465 al ’70, infatti, mancano completamente notizie documentate della sua attività.

 

Sulle tavole, un’incisione sulla superficie delimita il fondo oro decorato con ramages punzonati, definendo la parte che doveva essere coperta dalla cornice lignea che le racchiudeva e collegava con le altre parti del polittico.