Giuseppe Antonio Borgese

 

Giuseppe Antonio Borgese (Polizzi Generosa, 1882 – Fiesole, 1952). Critico e narratore, figura di spicco nel panorama intellettuale del primo Novecento, della sua variegata produzione di novelle, saggi, poesie, opere narrative e teatrali, in particolare si il romanzo Rubè (1921), il volume di Poesie del 1922 e, l’anno successivo, un altro romanzo I vivi e i morti (1923). La produzione di Borgese cresce di numerosi altri titoli, fra romanzi, racconti, drammi teatrali e opere critiche e storiografiche, tra le quali è lecito ricordare Tempo di edificare (1923). Nel 1931 Borgese rifiuta il giuramento al fascismo e si trasferisce negli Stati Uniti, dove insegna nelle Università della California e Chicago. Inizia così l’impegno antifascista di Borgese che nel 1937 pubblica Goliath, The march of Fascism, un volume in cui l’autore indaga le ragioni e le caratteristiche del totalitarismo che imperversava in Europa all’epoca.

 

All’indomani della proclamazione della Repubblica italiana, Borgese ritorna sul suolo natio per insegnare Estetica all’Università di Milano. Da questo momento in poi, si dedica tanto a opere creative (una nuova edizione delle Poesie, 1952; una raccolta di novelle La Siracusana, 1950) quanto alla saggistica e nel 1952 vince il Premio Marzotto per la critica. Un rinnovato interesse per la figura di questo poliedrico intellettuale si deve alla Fondazione G. A. Borgese – Polizzi Generosa (https://www.fondazioneborgese.it) che si propone di realizzare una più ampia conoscenza, promozione, valorizzazione e diffusione dell’opera artistica, letteraria, critica, giornalistica e politica dello scrittore polizzano. Di seguito si offrono saggi consultabili online che ripercorrono il cammino poetico dell’autore.

 

Giudicetti, Gian Paolo. “LE POESIE (1922) DI GIUSEPPE ANTONIO BORGESE.” Studi Novecenteschi, vol. 33, no. 71, 2006, pp. 79–96.

Online su JSTOR, http://www.jstor.org/stable/43450431.

 

Lind, L. R. “FIVE POEMS OF G. A. BORGESE.” Chicago Review, vol. 7, no. 1, 1953, pp. 47–51.

Online su JSTOR, http://www.jstor.org/stable/25733545.