Eruzione dell’Etna, 1983

 

olio su tela, cm. 200 x 230

Palermo, Pinacoteca di Villa Zito, Fondazione Sicilia

 

 

Il dipinto, realizzato nel 1983 a seguito della terribile eruzione del vulcano durata oltre cento giorni, in cui il paesaggio appare come trasfigurato in una sorta di visione infernale, è definito dallo stesso Guttuso come “una metafora delle passioni umane”.

 

L’Artista aveva nei decenni precedenti già subito la fascinazione d’a muntagna, come nel catanese chiamano il “loro” vulcano, riprendendone il tema più volte, in vari studi e dipinti. Tra questi il più significativo è certo Fuga dall’Etna del 1938-39, oggi conservato alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma: in un disperato e dinamico groviglio di corpi di persone ed animali, un chiaro omaggio a Guernica che Picasso aveva dipinto poco tempo prima, Guttuso aveva rappresentato la paura e l’angoscia della gente in fuga minacciata dall’eruzione.

 

Assai diversa è invece la visione offerta da questa Eruzione dell’Etna: la carica terribile e vitalistica della lava diventa uno spettacolo incantatore, che pietrifica nella contemplazione della sublime energia della natura i fuggiaschi, povere sagome scure che si appoggiano l’una all’altra, contrapposte al rosseggiare nella notte della lava, della quale si arriva a percepire il riverbero del calore. Le pennellate corpose rendono realisticamente la viscosità del magma.

 

Protagonista assoluta è la forza primordiale della natura, della quale gli umani sono muti e statici spettatori, quasi Viandanti in una moderna rilettura di Friedrich.