La leggenda di Colapesce,
Soffitto del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, 1985

 

 

 

L’intenso rapporto dell’Artista con la Sicilia non si interrompe nemmeno nei suoi ultimi anni di vita: al 1985 risale infatti la decorazione del soffitto del Teatro Vittorio Emanuele II di Messina, appena ricostruito a seguito della distruzione causata dal violento terremoto del 1908; l’intervento gli viene commissionato dall’allora consulente del Teatro Gioacchino Lanza Tomasi. Guttuso, che non era nuovo ad esperienze teatrali, realizza così la sua opera più estesa: una superficie di circa 170 metri quadri, suddivisa in pannelli, che l’artista realizza nel suo studio, per celebrare la compiuta rinascita del Teatro messinese.

 

In uno squarcio di azzurro torna ancora una volta il mare dello Stretto, in cui un giovane e vigoroso Colapesce si tuffa tra due costoni rocciosi, sui quali sono adagiate in varie pose delle Sirene. Intorno a lui, in una visione dinamica e gioiosa volano gabbiani e nuotano e saltano pesci spada e delfini.

 

Guttuso negli anni dell’infanzia aveva probabilmente potuto ascoltare dalla madre, di origine messinese, l’antica leggenda di Colapesce, che si tuffa in mare su ordine di Federico II per reggere uno dei pilastri su cui poggia la città di Messina; a questa memoria familiare, e non a qualche mito classico, l’Artista sceglie di attingere, per celebrare il rapporto della città con il suo mare: una leggenda popolare, parte dell’immaginario collettivo siciliano e comune patrimonio immateriale.