Il liberty in Sicilia Orientale

 

Le altre città siciliane non raggiungono il livello del liberty palermitano. La Sicilia orientale non solo rappresenta un’altra immagine del Liberty ma un altro periodo del suo sviluppo; ad esempio semplifica le decorazioni floreali e punta su decorazioni zoomorfe, come protomi raffiguranti teste femminili; le strutture sono più schematiche proponendo modelli dell’architettura industriale. Dagli studiosi viene definito il “liberty degli emigranti” a causa della sua diffusione nei piccoli centri ad opera di maestranze che avevano compiuto esperienze all’estero. È il liberty di Messina dopo la ricostruzione seguita al terremoto del 1908 basata sul nuovo piano regolatore di Borzì e dove sorgono palazzo del marchese Loteta in corso Garibaldi, – realizzato dall’eclettico Gino Coppedè  –  palazzo Tremi in via Santa Cecilia, case in via Cesare Battisti e in viale San Martino, l’Hotel Cavour in via Cannizzaro, il cinema Trinacria in via Maddalena, il Palazzo della Prefettura in corso Garibaldi, la recinzione e il portale di Villa Garnier sulla via consolare Pompea nel villaggio Sant’Agata, villa Fog nel villaggio Paradiso, villa Florio, villa Pace, villa Martines nel villaggio Sant’Agata. la Galleria Vittorio Emanuele III, la Cassa centrale di risparmio, villino Drago, Palazzo della Dogana, Palazzo Arena o dello Zodiaco in piazza Duomo, Palazzo Magaudda in via Cardines, palazzo Natoli in via Cavour. A Caltagirone i progetti liberty sono ad opera dell’architetto Fragapane che traduce il programma di rinascita sociale della cittadina promossa da don Luigi Sturzo; a Caltagirone Ernesto Basile aveva progettato la centrale elettrica. Troviamo esempi di questo liberty ad Acireale, Trecastagni, Belpasso, Riposto e a Noto. A Palazzolo Acreide si trovano una ventina di eleganti edifici liberty lungo le vie principali. A Siracusa non vi è una forte presenza liberty ma era molto attiva la Scuola d’arte applicata all’industria, un esempio liberty è il teatro comunale.

 

A Catania il maggiore rappresentante della stagione modernista è Francesco Fichera, architetto basiliano ma con personali soluzioni creative, che progetta villa Miranda – già del barone Reina dell’Aere- in viale XX settembre, la clinica Vagliasindi in piazza Cavour, la palazzina per la Società elettrica in piazza Trento, la villa Scannapieco nel quartiere Picanello, villa Majorana in via Androne.

 

Nello stesso periodo Paolo Lanzerotti realizza la villa Citelli in via Tomaselli e la villa Grado in corso Italia, la Grande Birreria Svizzera in via Etnea, la residenza della contessa D’Ayala in corso Italia, palazzo Benenati in via Oberdan, palazzo Modica di via Umberto I.

 

Ernesto Basile a Catania ha progettato villa Manganelli per il principe Giuseppe Paternò Alliata, le cui decorazioni e gli affreschi sono di Salvatore Gregorietti.

 

Tommaso Malerba ha realizzato i palazzi più eleganti di via Umberto e viale Regina Margherita; altri architetti liberty che operarono a Catania sono Giovanni Severino (Villa Bonajutoin corso Italia), Luciano Nicolosi (Palazzo Monaco in via XX Settembre, Monte Pietà), Salvatore Giuffrida (Teatro Sangiorgi, villa De Luca), Filadelfo Fichera (villa Trigona in viale Regina Margherita) e il milanese Carlo Sada (Palazzo Pancari Ferreri e  Palazzo del Grado in via Etnea, la clinica Clementi  e villa Romeo in viale Regina Margherita).