Iaitas

 

 

Coordinate 37:58 N e 13: 12 E

 

Storia, descrizione, emergenze, reperti rilevanti

 

Il sito si adagia su di un vasto pianoro in declivio verso sud sul Monte Iato (852 m.) a dominio della omonima valle e dei centri di San Giuseppe Jato e San Cipirello. Un punto nodale da sempre quindi per il controllo verso la Conca d’Oro.

 

Le prime tracce di insediamento si possono fare risalire agli inizi del primo millennio, benchè le attestazioni di questa epoca siano scarse (ad esempio alcune tracce di capanne circolari sotto l’abitato ellenistico). Di questa fase abitativa sono frammenti di ceramiche in stile Sant’Angelo Muxaro- Polizzello e altri di ceramica a decorazione piumata diffusi nella Sicilia orientale agli inizi del I millennio (Isler 2004). Non siamo certi ad ogni modo dell’appartenenza di quelle genti ad una precisa etnia, che certamente indigena, non fu necessariamente elima, come V. Tusa ipotizzava invece con convinzione in ragione dell’elevatezza del sito e del reperimento di ceramica impressa e incisa caratterizzanti quel popolo (V. Tusa 1983).

 

La Valle dello Iato

Il rinvenimento nel sito di vasi protocorinzi e corinzi selinuntini del VII sec. fa comprendere come in età arcaica la componente indigena si fosse incontrata via via gradualmente con i colonizzatori greci, occidentali, ma probabilmente ancor prima orientali. Nel VI a.C. l’interazione dovette essere ormai in fase avanzata, poiché nella grande casa arcaica di quell’epoca venuta alla luce, di fattura ellenica, certamente viveva una famiglia di Greci. Sempre a quel secolo appartiene anche il tempietto ad oikos, con pronao, naos e adyton, dedicato ad Afrodite come da iscrizione in greco su ceramica. Della tarda età arcaica è pure un’abitazione a L nella zona ovest. Qui sono stati ritrovati prestigiosi vasi greci (skyphos, anfore, kylix) di produzione ateniese.

 

Ampiamente testimoniata storicamente è la fase ellenistica di Iaitas, che dal IV sec. a.C. cade sotto il dominio cartaginese. Proprio alla fine di quel secolo il centro viene interamente ricostruito secondo criteri urbanistici ed architettonici greci. Questa è la fase dello splendore economico e artistico, quella in cui l’elemento indigeno appare del tutto cancellato dalla componente ellenica che si sovrappone alla cultura indigena. Sì da ipotizzare da quel momento in poi un insediamento massiccio e stabile (non sappiamo se pacifico o meno) di popolazioni greche sul Monte Iato. A questa fase appartengono le emergenze più significative del sito. Lo spettacolare teatro in primis, uno dei pochi costruiti ancora nel IV secolo ad imitazione del teatro di Dioniso ateniese. La sua conformazione è ancora ben leggibile, benchè gli smottamenti, i tradizionali prelievi lapidei per i reimpieghi, nonché il palinsesto delle costruzioni medioevali ne abbiano deturpato l’imponenza.

Nel piccolo antiquarium si conservano, provenienti dal teatro, due Menadi e due Satiri in blocchi di calcarenite, in piedi e con le braccia piegate all’indietro, probabilmente con la funzione di telamoni. Ellenistico è anche il quartiere dell’agorà con i due portici, il buoleterion (se ne conserva anche un altro più antico) ed un tempio a podio, forse santuario punico del IV sec (Tullio 2002). La struttura civile più imponente rimane la Casa a peristilio 1, una struttura di 1600 mq di 25 vani. Edificata attorno al 500 a.C. e distrutta, forse a causa delle note vicende belliche, attorno al 480 a.C.. Si tratta di una casa a due piani, che attesta la raggiunta floridità economica dell’abitato. Aveva un peristilio con un duplice ordine di colonne, doriche in basso e ioniche in alto. Queste ultime avevano un capitello tipicamente siciliano e cioè a quattro facce con volute vegetali simili all’ordine corinzio. Al piano superiore erano gli ambienti di rappresentanza, gli andrones, sale da banchetto i cui letti conviviali potevano ospitare ben 72 ospiti. All’edifico era annessa anche una stanza da bagno con un sistema di riscaldamento dell’acqua e una vasca, cosa abbastanza rara in Grecia. Più ad ovest l’altra lussuosa casa ellenistica è quella a peristilio 2.

 

 

In età imperiale la fase di splendore è conclusa. Scarsa l’attività edilizia di questa età e quasi assenti le tracce di presenza bizantina. E’ attestata dalle fonti invece una presenza islamica molto forte a Giato, (questo il suo nome in età arabo-normanna) dopo il IX secolo. Tanto forte che successivamente la città, dopo essere diventata un baluardo delle rivolte antisveve, nel 1246 venne assediata e annientata dalle truppe di Federico II. Dopo quella data il sito venne abbandonato.

 

 

Bibliografia
Tusa, De Miro, Itinerari archeologici. Sicilia Occidentale, Roma 1983
Isler, Monte Iato. Guida archeologica, 2° edizione, Palermo 2000
Tullio, Itinerari archeologici in Sicilia, Palermo 2002
Isler, Sicani, Elimi e Greci. Storie di contatti e terre di frontiera, Palermo 2002