Ustica

 

 

Coordinate: 38°43′N 13°11′E

 

Storia, descrizione, emergenze, reperti rilevanti

 

L’isola, distante 40 miglia dalla costa palermitana, vede la prima presenza umana in età neolitica, tra il VI e il V millennio a.C., come dimostrano i frammenti di ceramica incisa o impressa nello Stile di Diana rinvenuti in località Spalmatore, che lasciano supporre una provenienza dal palermitano per i primi abitatori. Dell’età del rame sono altri resti ceramici nello Stile della Conca d’Oro rintracciabili in alcune delle numerose grotte che scavano le coste dell’isola. In particolare i più antichi insediamenti sono in quelle dove si raccoglievano depositi naturali di acqua piovana come in San Francesco Vecchio, nelle grotte Azzurra, dell’Acqua e nel Piano dei Cardoni. Particolarmente vivace dovette essere la presenza abitativa nella Media Età del Bronzo, tra il XIV e il XIII sec a.C., come attestano vari ritrovamenti a Punta dell’Omo Morto e a Case Vecchie. La ceramica è delle facies di Thapsos e del Milazzese e in generale della parte orientale dell’isola.

 

Ma l’evidenza archeologica più significativa del periodo è quella del Villaggio dei Faraglioni, situato in Contrada tramontana su di un’ampia cuspide affacciata sul mare e da esso difeso ad est, mentre sugli altri lati l’abitato era protetto da una possente cortina muraria. Quello che gli scavi hanno rivelato riguardo all’organizzazione dello spazio è un piano urbanistico che ricorda coeve soluzioni nella Sicilia orientale (Thapsos) di stampo miceneo: le capanne per lo più di forma circolare o rettangolare erano all’interno generalmente dotate di banchina e di apprestamenti per la molitura. Esse per gli arredi, le suppellettili, gli strumenti di lavoro e la ceramica rivelano un tenore di vita abbastanza ricco della popolazione, le cui attività dovevano essere legate alla pastorizia, all’agricoltura e alla pesca. Singolare si è rivelato il ritrovamento di grandi tavole circolari suddivise in quattro parti poggiate sul pavimento, certamente destinate alla cottura o alla consumazione di vivande. Il rinvenimento di alcune matrici in pietra potrebbe far pensare invece ad una attività metallurgica non ancora però sufficientemente documentata. Attorno al 1250-1200 a.C. il villaggio venne repentinamente abbandonato: quali ne siano le ragioni è ignoto. Tuttavia è legittimo ipotizzare una invasione violenta di genti straniere con conseguente distruzione dell’abitato e fuga degli abitanti.

 

 

L’abbandono improvviso del villaggio dopo l’età del bronzo è d’altra parte assai emblematica nella storia insediativa di Ustica. L’isola infatti, stando alle evidenze attuali, pare abbia vissuto fino al III sec a.C un lunghissimo periodo di abbandono, non sembrando essere stata mai toccata in quel lungo intervallo di tempo da colonizzazioni né greche né puniche, cosa in verità assai difficile da accettare vista la posizione strategica dell’isola nei traffici marittimi del Tirreno. In età ellenistico-romana invece Ustica visse certamente un periodo di grande floridezza economica e di intenso ripopolamento. Ne rimangono cospicue tracce, testimoniate soprattutto da necropoli, sulla Rocca della Falconiera, alle Case Vecchie, a Petriera, in Contrada Spalmatore e in Contrada Madonna di Pompei. Di rilievo le cisterne ellenistiche scavate nella roccia della Rocca della Falconiera e la necropoli del versante occidentale sempre della Falconiera, impreziosita da una tipologia assai inusuale di sepoltura, le tombe a fossa con gradino. Ancora alla Falconiera è testimonianza dell’età tardo antica e bizantina la ricca presenza di sepolture di età paleocristiana. Si tratta di semplici fosse scavate nella roccia, di tombe ipogeiche con dromos e camera quadrata o di sepolture ad arcosolio.  

 

 

Molti reperti archeologici dell’archeologia subacquea sono stati lasciati sugli stupendi fondali contigui dell’area marina protetta, altri sono custoditi nella Torre Santa Maria e nelle Case Carabozzello assieme a ciò che è stato rintracciato in superficie come la ceramica, gli strumenti per la pesca e gli utensili per la vita domestica, i frammenti di mosaici ellenistici e gli intonaci. Questi reperti ellenistici, per qualità e consistenza, testimoniano tra l’altro una condizione di particolare agiatezza raggiunta dall’isola in quel periodo.

 

Bibliografia
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