Segesta

 

 

Coordinate  37.9414° N, 12.8324° E

 

Segesta fu in antichità la più importante tra le città ritenute storicamente di ceppo elimo. La sua storia è caratterizzata dai ripetuti scontri con Selinunte sin dal VI secolo a.C.  per il controllo di una parte della Sicilia occidentale e soprattutto dell’accesso al Tirreno. In seguito i segestani strinsero un’alleanza durevole con i punici contro l’espansionismo greco e successivamente con Pirro durante la sua spedizione siciliana. Dopo lo scoppio della I Guerra Punica la città fu invece alleata ai Romani che la fecero per questo libera et immunis dai tributi.  Dopo il progressivo abbandono in età tardo antica e poi altomedievale, Segesta conobbe nuova vita e un rinnovato splendore prima in età islamica e poi in età normanna e sveva.

 

La città sorge sul Monte Barbaro in stupenda posizione di dominio sulla vallata, mentre il celebre tempio pseudo dorico si innalza isolato su una collina più ad ovest a strapiombo sulla stretta gola percorsa dal Vallone della Fusa, denominato dalle fonti antiche Scamandro, come il fiume di Troia. Costruito tra il 430 e il 420 a.C., è un periptero dorico di cui si conservano in un buono stato il crepidoma di tre gradini, le colonne della peristasi non scanalate (6 per 14), la trabeazione col fregio dalle metope lisce. Negli ultimi saggi è stato messo in luce come la cella sia stata progettata ma sia rimasta solo al livello delle fondazioni. Quest’ultimo elemento archeologico, insieme alla mancanza di scanalature nelle colonne ed ai capitelli incompiuti, lascia ancora incerta la questione fondamentale e cioè se la struttura templare sia rimasta incompiuta (ipotesi avanzata oggi con sempre maggiore insistenza) o se siano stati deliberatamente adottati, seppur parzialmente, stilemi e pratiche architettoniche peculiari elime, legate ad un culto praticato all’aperto. Il tempio ha subito robusti interventi di sostegno e restauro nel ‘700 e a fine Ottocento.

 

 

Tornando sul Monte Barbaro sono state lì individuate due cinte murarie: una della prima metà del V sec. a.C., dotata di 11 torri quadrate e tre porte urbiche; l’altra edificata tra l’età repubblicana e la prima età imperiale, collocata più a monte, con 13 torri e due porte urbiche. Nella prima cinta di rilievo vi è la Porta di Valle, complesso difensivo stratificato e notevolmente modificato in quattro diverse fasi edificatorie.

 

Sulla cima più alta del Monte è il teatro che, perduta ormai la scena, si apre imponente sulla vallata. Esso è un paradigma architettonico dell’evoluzione dal teatro di concezione greca all’ingegneria del teatro romano. La sua datazione nelle ipotesi degli studiosi è oscillante in un range molto ampio, collocato addirittura tra il V e il I sec a.C, per quanto oggi si sia più propensi a ritenere che sia stato edificato tra il 150 e il 100 a.C. Esso è costituito da una cavea semicircolare di 20 gradini separati da un diazoma, dall’orchestra (che oltre che il coro poteva ospitare spettacoli di pugilato, di lotta, di atletica e giochi con gli animali) e dalla scena a cui si accedeva da due parodoi scoperti, affiancati da due parasceni laterali quadrati decorati con figure del dio Pan. Ricerche recenti hanno appurato che la cavea poggia tutta su un riempimento artificiale di terreno sostenuto da strutture autoportanti ed i sedili poggiano su corridoi ciechi tenuti da due muretti, cosa che rendeva l’intera struttura in gran parte cava e in grado di sostenere la spinta del terrapieno sul muro di analemma. Il teatro poteva contenere 3500/4000 spettatori.

 

 

A Segesta sono state identificate due acropoli, una posta a nord e una a sud: quella a nord, a sud-est del teatro, è situata su di una serie di terrazze scavate nella roccia, ed era a destinazione pubblica con buoleuterion, ginnasio, la vicina agorà, il teatro; quella a sud è un’entità urbana molto importante, una zona residenziale in stretta relazione sia con l’abitato che con il sistema fortificato.

 

Nel XII secolo, durante il secondo periodo di fasti di Segesta, all’acropoli a ridosso del teatro fu sovrapposto un villaggetto musulmano con una moschea (si può osservare ancora la nicchia del mihrab), un castello e una chiesa a tre navate. A poca distanza tra il XII e il XIII sec. sorse un palazzo medievale costruito con materiali antichi parzialmente di riuso, distrutto poi a metà del XIII sec.

 

Nella spianata a valle di queste strutture, in un’area destinata attualmente a parcheggio, è stata confermata da scavi recenti la presenza dell’agorà cittadina, porticata su tre lati e lastricata. Sulla terrazza che domina questo spazio, dove fu costruito il complesso fortificato medievale, sorgeva il buoleuterion databile al II sec. a.C.

 

In Contrada Mango infine esisteva un importante santuario delimitato da temenos di notevoli dimensioni. Allo stato delle ricerche è difficile ipotizzare quale culto vi venisse praticato. Nello scarico di ceramiche trovato in situ molti frammenti recano iscrizioni in alfabeto elimo, fondamentali per lo studio etno-linguistico di quel popolo.

 

Bibliografia
P. Marconi, in Notizie degli scavi, 1929
V. Tusa, Il santuario arcaico di Segesta, in Atti VII Congr. Intern. Archeologia class., Roma 1961
D. Mertens, Der templen von Segesta, Diss. Munchen 1975°.
Molinari, Segesta. Il Castello e la moschea (scavi 1989-1995), Palermo 1997
A. Tullio, Itinerari archeologici in Sicilia, Palermo 2002