Museo Jalari Pozzo di Gotto

 

 

Ubicazione, città, via

Parco Museo Jalari, Barcellona Pozzo di Gotto Frazione

Maloto (ME) Tel 39 0909746245 | 3927911554

 

Fruibilità, biglietto, orari

Apertura sabato e domenica dalle 9.30 alle 13.00 dalle 15 al tramonto.

Biglietto euro 5,00

 

Categoria museale

Museo etnoantropologico e d’arte contemporanea

 

Logica espositivo-museale, storia del museo

Il parco museo nasce negli anni ’90 dal sogno dei fratelli Salvatore e Mariano Petrini di creare uno spazio che fosse un felice spaccato dell’ecosistema mediterraneo nel quale integrare il racconto della cultura materiale e antropica di questo angolo della Sicilia. A questo si aggiunge un intervento di carattere artistico.

 

 

Contesto ambientale

In un parco privato di 35 ettari si snoda un percorso naturalistico, artistico e ricettivo assai pittoresco, nel senso più proprio di luogo dove la scoperta del bello, del curioso, dell’interessante avviene in modo sorprendente e spontaneo. In questo contesto si dispongono i vari ambienti di etnologia che illustrano mestieri, costumi e stili di vita. Le strutture e cioè i caseggiati, i muretti, i sentieri sono tutti costruiti in pietra locale. Il Parco ha anche una precisa dimensione imprenditoriale, perché, oltre che essere pensato per le finalità naturalistiche ed espositive, è concepito anche come singolare struttura agrituristica con ristorazione e la possibilità di ospitare convegni, concerti e visite di scolaresche.

 

Descrizione del museo

Il Parco Jalari (in arabo Jalari è la pietra luccicante) nasce come un progetto visionario e un po’ mistico che in qualcosa ricorda i sogni di pietra di Gaudì nel Parc Guell a Barcellona. E’ anche un’utopia, quella di voler creare un piccolo Eden dove, al riparo dalle incompiutezze e dalle storture ataviche di questa terra, il vero spirito della Sicilia si possa effondere nel modo più autentico nello splendore della natura, nell’arte, nelle tradizioni del suo popolo, nella cucina.

Sui viali in salita che si diramano si incontrano le sculture di Salvatore Petrini, un pò evocazione dei megaliti antropomorfi dell’Isola di Pasqua, un po’ ricordo della statuaria preellenica mediterranea.

Gli edifici con le botteghe che si aprono via via nel percorso offrono uno spaccato di mestieri e tradizioni della cultura materiale popolare del Novecento quali quelle del sarto, del tornitore, dello speziale, del carradore, del ricottaro e del sellaio e tante altre, tutte ricostruzioni abbastanza contestualizzate e fruibili. Gli ambienti infatti non hanno subito la decontestualizzazione che è propria in genere di molte raccolte. Si è tentato di rigenerare l’atmosfera e la vita del tempo in cui gli oggetti vivevano del loro uso, così come presumibilmente si trovavano nelle migliaia di botteghe che popolavano e animavano la vita dei quartieri di quell’area del messinese fino al permanere degli ultimi echi della civiltà contadina nel secolo scorso.